La mia passione alpinistica mi ha portato a organizzare, fin dai primi anni ’80, spedizioni nei luoghi più selvaggi del mondo, dall’Himalaya alla Tierra del Fuego, e ho imparato fin da subito a viaggiare da solo, immergendomi completamente nelle diverse realtà e atmosfere locali convinto che sia l’unico modo per “rubare”, pur nella rapidità del viaggio, un pò di “anima” dei luoghi attraversati.

Ogni tanto mi piace condividere le mie avventure con un gruppo di amici che abbiano, ognuno coi propri limiti e capacità, gli stessi obiettivi: viaggiare, restare incantati da scenografie naturali straordinarie, “scoprire” universi alieni alle nostre culture, “spiare” la vita di altri uomini, senza forzature e senza prepotenza. Viaggiare in questo modo significa rinunciare, non per necessità ma per scelta, a molto del “superfluo” che invece riteniamo indispensabile nella nostra quotidianità. La fotografia e il viaggio sono una passione, non un obbligo. Costringono però, con l’intento di “cacciare” l’immagine che poi ci accompagnerà per sempre nei nostri album, oltre che nella memoria, a tempi e ritmi che il viaggiatore “da salotto”, alla ricerca di ricreare in ongi ambiente e ad ogni latitudine le comodità e sicurezze del nostro tempo, non capisce e non accetta.


I miei compagni, appassionati viaggiatori e fotografi, apprezzano come “plus” quelli che altri considererebbero privazioni o disagi:


  1. -la prevalenza dell’aspetto fotografico e “avventuroso” dei miei viaggi impone spesso orari “impegnativi”, e potrà succedere di partire prima dell’alba per prendere “quella” luce, oppure arrivare a destinazione ben dopo il consueto orario per la cena; saltare una colazione senza rimorsi e lamentele sarà ripagato da momenti irripetibili che solo fotografi e cacciatori (per ben altri motivi) riescono a conoscere.


  1. -i tempi delle tappe, spesso già lunghi e faticosi, potranno anche allungarsi ulteriormente perché nessuno vorrà rinunciare a una fermata in più, o a una piccola deviazione, per andare a rubare uno scorcio migliore.


  1. -durante il viaggio cercheremo di consumare pasti “al volo” in qualche locale lungo la strada, altre volte potrà capitare di non trovare nulla sul percorso, ma ognuno avrà già acquistato frutta, pane, formaggio nei mercatini di paese per “sopravvivere” al mezzogiorno.


  1. -i posti dove dormire sono piacevoli e confortevoli, e svolgono egregiamente il compito loro assegnato: far dormire comodamente. Nessuno immagini hotel di stile “Mediterranee”… piuttosto, spesso dormiremo in accoglienti campi tendati, circondati da scenografie e atmosfere che nessun lusso può neppure avvicinare…


  1. -quando possibile, con chi è interessato parleremo di fotografia (e altro, perché sarebbe riduttivo pensare a un viaggio così solo in termini “tecnici”) magari rivedendo le immagini scattate e facendo “filosofie” sulle interpretazioni della realtà.

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  3. -alla sera, compatibilmente con il vostro livello di stanchezza e con le caratteristiche della location in cui ci troveremo (la sabbia del deserto è la peggior nemica delle fotocamere e l’assenza di corrente nei campi non permetterà a volte l’utilizzo dei pc) verranno programmati dei workshop video fotografici dove sarà possibile rivedere e studiare gli scatti realizzati, spiegare, più che i dettagli tecnici, l'anima delle immagini, e le alchimie che trasformano una fotografia in un racconto.